Autoportrais. Quelqu’un

Nel corso di una lunga e fortunata carriera, Folon produce una varietà cospicua di progetti, tutti connotati da quel particolarissimo, peculiare stile essenziale e delicato, che rende le sue opere immediatamente riconoscibili. Assai rilevante, nella sua vasta produzione da progettista grafico e illustratore, l’attività da affichiste come i progetti pubblicitari e quelli per animazioni per programmi della TV francese: realizzazioni che rendono il segno e lo stile di Folon ancora più popolare. Figure enigmatiche e oniriche, tratteggiate con delicatezza da un segno fluido e raffinato, abitano le opere di Folon: alla silhouette maschile con cappello, immancabile, si accompagnano sovente uccelli e altri animali, sospesi su fondi pastello, in una dimensione onirica e incantata che trasmette al tempo spesso un senso di pace, e un ironico e spiazzante spaesamento.

Con la Toscana e con Firenze, Folon matura un legame di profonda corrispondenza. La città lo celebra nel 2005, con una estesa retrospettiva fra Palazzo Vecchio e Forte di Belvedere. Fra le opere dipinte esposte vi era anche l’autoritratto Quelqu’un, del 1985. L’acquarello si compone di 5 strisce dove la sagoma a mezzo busto con cappello è ripetuta in sequenza con lievi variazioni di misura e senza coloritura. Sul fondo colorato a acquarello con aggraziate sfumature dal rosa al marrone, dal verde tenue all’azzurro pastello, spicca sul quarto registro dall’alto la settima sagoma, virata in azzurro e con lieve accenno ai tratti del volto. L’artista, umilmente uomo fra tanti altri simili, restituisce a conclusione della mostra l’omaggio che la città gli ha tributato, decidendo di donare l’autoritratto agli Uffizi e consegnandolo personalmente all’allora soprintendente Antonio Paolucci.