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Acquisizioni | 15/05/2018

Due importanti disegni entrano nelle collezioni degli Uffizi

Due importanti disegni entrano nelle collezioni degli Uffizi

Un rarissimo studio a penna di Giovanfrancesco Rustici e l’unico disegno noto dell’orefice e scultore fiorentino Giovanni Catesi.

Sono giunti a Firenze due disegni acquistati dagli Uffizi all’asta di Christie’s a New York il 30 gennaio scorso. Si tratta di un rarissimo studio a penna raffigurante sul recto una Figura femminile con bambino e sul verso un Mendicante (25 x 15,3 cm), di Giovanfrancesco Rustici (1475-1554). L’artista, che creò le tre grandi figure bronzee de La predica del Battista per il portale settentrionale del Battistero di Firenze (Museo dell’Opera del Duomo), fu celebre anche per alcune terracotte che interpretano molto fedelmente la celebre Battaglia di Anghiari (si ricordano quelle al Louvre, al Bargello, a Palazzo Vecchio) di Leonardo per Palazzo Vecchio. Pomponio Gaurico nel trattato De sculptura (1504) ricorda Rustici tra i quattro migliori scultori toscani del periodo, insieme a Benedetto da Maiano, Andrea Sansovino e al coetaneo Michelangelo.

Al cavallo del secolo successivo invece risale il foglio di Giovanni Catesi che mostra sul recto uno Studio per un gruppo di due figure maschili e sul verso Studi per un motivo ornamentale a foglie e per una elegante figura vestita di lunga tunica, che con la mano sinistra tiene un libro (28,8 x 21,3 cm). Lo scultore e orefice Giovanni Catesi è noto soprattutto per aver lavorato, tra il 1598 e il 1600, alla prestigiosa commissione delle nuove porte bronzee del Duomo di Pisa insieme a una nutrita schiera di maestri tra i quali Pietro Francavilla, Giovanni Caccini, Antonio Susini, Pietro Tacca, Gasparo Mola e Orazio Mochi.

Il direttore delle Gallerie degli Uffizi Eike Schmidt commenta: “I due fogli tornano a Firenze dove vennero creati, arricchiscono le collezioni degli Uffizi in maniera notevole. Infatti il Gabinetto dei Disegni e delle Stampe, che già custodiva i due disegni ritenuti sicuri del Rustici, d’ora in poi ospiterà anche l’unico altro autografo del maestro, che tra l’altro è in migliori condizioni di conservazione rispetto agli altri due. Anche l’unico disegno noto di Giovanni Catesi trova la sua collocazione naturale agli Uffizi, tra le ricche raccolte di disegni preparatori per la scultura e le arti decorative di maestri toscani e non solo. Il disegno, che proviene dalla collezione fiorentina di Luigi Bartolini (1892-1963) e fu pubblicato per la prima volta da Miles Chappell nel 2000, è un esempio dell’importanza internazionale dell’oreficeria fiorentina oltre Benvenuto Cellini, tra Cinque e Seicento. La fama degli orafi nostrani rimase indiscussa nei secoli: addirittura nell’opera lirica Cardillac di Paul Hindemith, con la quale si è aperto quest’anno il Maggio Musicale, essa diventa la pietra di paragone per il protagonista, l’orafo francese del quale si canta che ‘i suoi gioielli uguagliano lo splendore dei maestri fiorentini, anzi lo superano’.”

Aggiunge Marzia Faietti, coordinatrice della divisione Educazione, Ricerca e Sviluppo delle Gallerie degli Uffizi e Curatore dei Disegni: “I disegnatori rari o, allo stato attuale delle conoscenze, scarsamente documentati hanno sempre incuriosito i collezionisti del passato e continuano ad affascinare anche oggi i musei. Rarità, nel caso del foglio recto e verso di Giovan Francesco Rustici, e addirittura unicità in quello, ugualmente disegnato su entrambe le facce, attribuito a Giovanni Catesi, sono parole che descrivono in modo sintetico le ragioni del nostro interesse. Se l’opera di Rustici si affianca ad altri due fogli di sicura autografia conservati al Gabinetto dei Disegni e delle Stampe delle Gallerie degli Uffizi (inv. 224F e inv. 226 F), il disegno assegnato a Catesi, sulla base di un’antica iscrizione e di motivazioni stilistiche, è un unicum. Eseguiti a penna e inchiostro (totalmente il primo e in grande prevalenza il secondo, dove è aggiunta anche la pietra rossa), in una tecnica cioè considerata all’epoca espressione di grande perizia, illustrano assai bene il passaggio da una grafia che prelude al tratteggio vigoroso di Baccio Bandinelli, verso la fluida mobilità di un segno che partendo da quella stessa tradizione intende suggerire una spazialità più avvolgente”.

 

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