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Approfondimenti | 24/09/2017

Novità intorno ad un dipinto degli Uffizi: la Regina d’Armenia di Mario Balassi

Novità intorno ad un dipinto degli Uffizi: la Regina d’Armenia di Mario Balassi

Ricerche archivistiche e accurate indagini stilistiche hanno portato alla completa rilettura di un dipinto delle Gallerie degli Uffizi, già creduto rappresentare un personaggio di casa Medici di mano del pittore tardo cinquecentesco Jacopo Ligozzi, e ora individuato essere una effigie di fantasia di “Regina armena” eseguita quasi un secolo più tardi dal pittore Mario Balassi.

Indagini archivistiche e un accurato esame stilistico hanno portato recentemente chi scrive a proporre una completa revisione critica di un intrigante dipinto delle Gallerie Fiorentine, da qualche tempo approdato agli Uffizi. Ricapitoliamo in questo breve contributo gli argomenti salienti già affrontati estesamente in altra sede [1].

L’opera in questione è un ritratto su tavola (64x48 cm.), proveniente dalla Villa Medicea di Poggio a Caiano (inv. n. 64), raffigurante una enigmatica e affascinante principessa.

La fanciulla, ritratta a mezzo busto su fondo scuro, con un prezioso abito di corte e lunghi capelli sciolti (fig. 1, Mario Balassi, Regina d’Armenia, Firenze, Galleria delle Statue e delle Pitture degli Uffizi), ha avuto negli ultimi decenni un’intensa vicenda critica iniziata negli anni Venti del Novecento, quando gli Alinari ne pubblicarono la foto come ritratto di Caterina de’ Medici (1519-1589), la celebre Regina di Francia. Nel corso degli anni, fino a giungere ai nostri tempi, gli studiosi che si sono occupati del dipinto hanno proposto, non giungendo evidentemente a una soluzione soddisfacente, varie altre identificazioni, con una certa elasticità spazio-temporale: la principessa mantovana Margherita Gonzaga (1591-1632), l’altra regina francese Maria de’ Medici (1575-1642), Camilla Martelli (1545-1590), seconda moglie di Cosimo I, e infine la figlia di quest’ultima Virginia de’ Medici (1568-1615). Le ultime due donne, dobbiamo dire, trovavano una giustificazione da un particolare ben preciso. Si tratta della splendida “cinta d'oro di ventiquattro compassi” che orna il petto della nostra giovane, e che sappiamo dai documenti essere appartenuta ad entrambe [2].

Certamente la critica manteneva alcuni dubbi, in particolare legati, oltre ovviamente alla fisiognomica – sebbene i dipinti cinquecenteschi specie fiorentini non possano proprio considerarsi ‘fotografici’ – anche all’inconsueta acconciatura, ben poco consona ad una principessa di casa Medici, così come decisamente non ortodosso appariva il curioso copricapo. Un insieme talvolta interpretato come travestimento carnevalesco o stravaganza dovuta al carattere estroso di questa o quella principessa, ma così singolare, da essere addirittura definito in un’occasione “creazione fantasiosa, cioè non rispondente ad alcuna abitudine del tempo” [3].

Come hanno finalmente chiarito i documenti rintracciati da chi scrive, infatti, la misteriosa giovane effigiata non era affatto il ritratto di una principessa esistente, tantomeno di casa Medici, ma proprio una creazione di fantasia. Andando a ritroso nelle note inventariali conservate all’Archivio di Stato fiorentino, queste registravano più volte, a distanza di decenni, la presenza del dipinto, descritto genericamente come “Principessa, riccamente vestita”, fino al 1812. Se nei secoli precedenti il quadro non compariva più nella villa che fu di Lorenzo il Magnifico, una ricerca in un edificio annesso ha portato finalmente alla scoperta della seguente nota inventariale, redatta in data 31 maggio 1781: “Un quadro in tavola alto B.a 1, 2 largo 18 [soldi] = dipintovi un Ritratto fino a mezzo busto di Regina Armena con capelli sciolti, Corona, e pennacchio in testa, ornamento tinto giallo, e filettato d'oro n. 2524” [4].

La precisa descrizione, suggellata dal numero d’inventario settecentesco ancora presente sul retro del dipinto (fig. 2, Mario Balassi, Regina d’Armenia, Firenze, Galleria delle Statue e delle Pitture degli Uffizi, verso), portava così sorprendentemente all’identificazione della giovane in una “Regina d’Armenia”, ossia in sostanza un personaggio ‘di fantasia’.

Ma come si spiegava allora la precisa descrizione dell’elaborata collana medicea, della quale abbiamo visto esisteva una precisa nota documentaria, appartenuta a Camilla Martelli e poi giunta tramite lei alla figlia Virginia?

La risposta era insita nella particolare e inconsueta commissione. Per realizzare l’abito, che doveva trasmettere col suo sfarzo una generica regalità e l’origine orientale, l’autore, che come vedremo eseguì il dipinto non nel Cinquecento ma intorno al 1660, si era ispirato ad una raffigurazione degli ultimi decenni del XVI secolo di un abito ormai datato ai suoi tempi, contenuto in un ritratto effigiante una delle due Medici, Camilla o Virginia, ovviamente con la stessa preziosa collana. Si tratta di una creazione attribuibile ad Alessandro Allori, nota in più versioni, tra le quali quella che servì da modello è da riconoscersi con buona probabilità nell’esemplare trascorso non molto tempo fa sul mercato antiquario [5] (fig. 3 Alessandro Allori, Ritratto di Camilla Martelli o di Virginia de’ Medici, già Londra, Sotheby’s). Copiato il vestito, opportunamente arricchito di fantasiose gale e fronzoli, l’artista ha inventato totalmente la parte del viso e del copricapo, che aveva tratto in allarme gli studiosi più avvertiti.

Si trovano infatti, nella parte superiore del quadro, quegli elementi stilistici che rinviano con sicurezza al pittore che l’ha eseguito. Sin dagli anni Novanta del secolo scorso, l’autore riconosciuto di questo dipinto era stato Jacopo Ligozzi, con una realizzazione solitamente collocata nel nono decennio del Cinquecento [6]. All’artista veronese, giunto a Firenze nel decennio precedente, potevano in effetti ricondurre certi effetti preziosi dell’opera, che in ogni caso sembrava da collocarsi in quell’epoca, a causa dell’abito con chiarezza cinquecentesco, della realizzazione su tavola e non ultimo dello stile arcaizzante.

Come svelato da opportune indagini stilistiche, l’autore è invece un notevole pittore seicentesco, allievo in gioventù proprio del Ligozzi e poi passato dalle botteghe di Matteo Rosselli e del Passignano, Mario Balassi (1604-1667) [7]. Questo artista, maturato da un lungo soggiorno giovanile nella Roma dei Barberini e poi attivo a Firenze per personaggi della famiglia Medici come don Lorenzo e il cardinale Carlo, non disdegnava anche di riprodurre opere più antiche, come trasmessoci da Filippo Baldinucci, il quale ricordava “che [Balassi] veramente aveva fatta gran pratica nel conoscere le maniere degli eccellenti pittori [e] si credette anche troppo di saperle tutte imitare”. Il biografo racconta anche di un suo lavoro “fatto ad imitazione della maniera di un ottimo artefice antico” che creduto originale dagli “intendenti” gli sarebbe stato pagato “fino a ducento scudi. Ma il pittore, a cui bastò solamente il gusto di avere ingannato i professori dell’arte, scoperse la cosa, e ritirò il quadro” [8].

La paternità dell’opera delle Gallerie Fiorentine è risultata evidente grazie alla ricomparsa di un inconsueto dipinto su tavola firmato da Balassi nel 1660, la Madonna col Bambino ora in collezione Haukohl a Houston (fig. 4, Mario Balassi, “Madonna col Bambino”, Houston (Texas), Sir Mark Fehrs Haukohl collection): altrettanto preziosa e realizzata con la medesima particolarissima tecnica su supporto ligneo, l’opera rivela chiaramente nel volto della Vergine la stessa bellezza idealizzata della Regina d’Armenia, e di tante altre sante ed eroine create dal suo pennello.

La datazione della tavola degli Uffizi si può circoscrivere con plausibile certezza agli anni della Madonna statunitense, gli stessi ai quali appartiene anche il sensazionale Ritratto di Vittoria della Rovere di ubicazione sconosciuta, datato 1661 [9]. Si tratta del periodo estremo dell’arte del pittore, caratterizzato da arcaismi ed eleganze manierate, una fase di grande originalità per lungo tempo sfuggita alla critica ma non al biografo Baldinucci, che ricordava come Balassi “coll’avvicinarsi alla vecchiezza, cominciò altresì a concepire nuovo gusto, e nuove idee nel colorito”.

 

[1] F. Berti, Da ‘ritratto mediceo’ di Jacopo Ligozzi a Regina d’Armenia di Mario Balassi. Un caso storico-artistico tra fortuna critica, indagini documentarie e osservazioni ‘morelliane’, in “Valori Tattili”, 7, 2016, pp. 30-49; vedi anche F. Berti, Mario Balassi 1604-1667. Catalogo completo dei dipinti e dei disegni, Firenze 2015. Rimandiamo a questi due contributi per eventuali approfondimenti.

[2] Il ritrovamento documentario con la precisa descrizione fu segnalato nella scheda dell’opera di C. Contu e L. Goldenberg Stoppato in I gioielli dei Medici, dal vero e in ritratto, catalogo della mostra (Firenze, 2003-2004) a cura di M. Sframeli, Livorno 2003, p. 72, n. 14.

[3] R. Orsi Landini in I volti del potere. La ritrattistica di corte nella Firenze granducale, catalogo della mostra (Firenze, 2002) a cura di C. Caneva, Firenze 2002, n. 6, p. 36.

[4] Archivio di Stato di Firenze, Imperiale e Reale Corte, 4947, p. 530.

[5] Sotheby’s, Londra, 5 luglio 2007, n. 182.

[6] Vedi L. Conigliello in Jacopo Ligozzi, “pittore universalissimo”, catalogo della mostra (Firenze, 2014) a cura di A. Cecchi, L. Conigliello, M. Faietti, Livorno 2014, n. 43, pp. 126-127.

[7] Per questo pittore vedi F. Berti, Mario Balassi 1604-1667. Catalogo completo dei dipinti e dei disegni, Firenze 2015.

[8] F. Baldinucci, Notizie de’ professori del disegno da Cimabue in qua (1681-1728), ed. cons. a cura di F. Ranalli, Firenze 1845-1847, 5 voll., IV, 1846, p. 591.

[9] Già in collezione Koelliker a Milano, il dipinto è poi stato esitato a Londra da Sotheby’s, il 4 dicembre 2008, n. 178.

 

Elenco immagini

Fig. 1: Mario Balassi, Regina d’Armenia, Firenze, Galleria delle Statue e delle Pitture degli Uffizi.

Fig. 2: Mario Balassi, Regina d’Armenia, Firenze, Galleria delle Statue e delle Pitture degli Uffizi, verso.

Fig. 3: Alessandro Allori, Ritratto di Camilla Martelli o di Virginia de’ Medici, già Londra, Sotheby’s.

Fig. 4: Mario Balassi, Madonna col Bambino, Houston (Texas), Sir Mark Fehrs Haukohl collection.

 

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