Un’altra bellezza. Francesco Furini
Prima esposizione monografica dedicata a Francesco Furini, che lo rivela nella pienezza della sua individualità artistica
A vent’anni dall’esposizione di Palazzo Strozzi (1986-1987) che presentò al pubblico l’intera civiltà figurativa del Seicento fiorentino, oggi la curatrice di quella mostra, Mina Gregori, professore emerito dell’Università di Firenze e Presidente della Fondazione di Studi di Storia dell’Arte ‘Roberto Longhi’, in accordo con il Soprintendente per il Polo Museale Fiorentino Cristina Acidini e la Direttrice del Museo degli Argenti di Palazzo Pitti Ornella Casazza, presenta la prima mostra monografica dedicata al protagonista di quell’epoca, il pittore Francesco Furini (Firenze, 1603-1646).
La mostra si sviluppa nel tradizionale stile delle esposizioni monografiche illustrando le fasi successive del percorso artistico di uno dei più significativi pittori del Seicento italiano, ed esporrà una selezionata rassegna di opere (circa 40 dipinti e 20 disegni) scelte nelle redazioni di più alta qualità e di consolidata fortuna critica.
L’esposizione è ospitata nelle sale di rappresentanza del Museo degli Argenti di Palazzo Pitti, negli stessi ambienti dove il Furini fra il 1639 e il 1642, per volere di Ferdinando II de’ Medici, affrescò un’intera parete del Salone principale con due lunettoni raffiguranti L’Accademia platonica di Careggi e L’allegoria della morte del Magnifico Lorenzo. I disegni preparatori, esposti contestualmente, sono fra gli esiti più alti della grafica italiana del secolo XVII. Definito dal Lanzi (1795) «quasi il Guido e l’Albano» della scuola fiorentina, il Furini fu autore, a fronte del chiaro e ben regolato assetto del classicismo reniano, di una pittura venata di malinconia sensuale, notturna, edonistica, con opere che si collocano in uno spazio culturale nuovo sia rispetto ai canoni della bellezza classica di stampo bolognese e romano, sia rispetto alla sontuosità barocca della coeva pittura fiorentina.
A partire da una profonda rivalutazione storica dell’opera Furini e del sistema figurativo e culturale in cui il pittore s’inserisce, la curatrice della mostra Mina Gregori, coadiuvata da Rodolfo Maffeis, responsabile di un’apposita campagna di studi condotta negli ultimi anni all’interno del Dipartimento di Storia dell’Arte dell’Università di Firenze, in collaborazione con un comitato scientifico internazionale, si propongono con questo evento non solo la riunificazione e lo studio comparato di un corpus d’opere da secoli disperso, ma anche un’occasione di riscatto, sul piano della qualità, del filone più caratterizzante, ma sinora poco noto al grande pubblico, della pittura fiorentina seicentesca.