Dagli splendori di corte al lusso borghese. L’Opificio delle Pietre Dure nell’Italia unita
Un laboratorio che è divenuto per il mondo dell’arte più di una semplice vetrina per oggetti in pietra
La mostra si focalizza sulla nuova fase della vita dell’Opificio delle Pietre Dure, una delle famose botteghe del Rinascimento italiano, oggi divenuto leader globale nel campo del restauro di opere d’arte. La brillante manifattura artistica – che per ben tre secoli fiorì all’ombra della corte dei Gran Duchi di Toscana – si aprì dopo il 1861, facendola diventare celebre in tutta Europa per le sue creazioni senza eguali in pietre semipreziose. L’Opificio fu fondato nel 1588 da Ferdinando I de’ Medici per fornire gli elaborati intarsi di pietre preziose e semipreziose.
Fu con l’avvento del Regno d’Italia che l’Opificio cambiò il suo status; da laboratorio al servizio esclusivo della corte, per aprirsi al mercato e offrire le sue eccellenti creazioni ad una clientela privata, la quale fu anche composta da committenti reali come lo Zar di Russia e Ludovico II di Baviera. Pannelli parietali, piani di tavoli, cofanetti, sculture in pietre dure e oggetti di arredo affascinavano per lo splendore dei colori delle pietre rare, messe in opera con esercitata sensibilità pittorica, ma anche per le invenzioni decorative aggiornate al gusto artistico del tempo.
Per la mostra è stata fatta una selezione della produzione più significativa, che incontrò anche il gusto di Vittorio Emanuele II, il quale acquistò alcune opere per Palazzo Pitti. Si tratta della prima mostra dedicata all’ultima attività artistica dell’Opificio delle Pietre Dure.
Verso la fine del XIX secolo, l’Opificio scelse di trasferire il suo tesoro di ineguagliata manualità e le innovate tecnologie introdotte in laboratorio, e documentate in mostra, alle nuove esigenze di conservazione del patrimonio artistico nazionale.