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Nella luce degli Angeli

  • Nella luce degli Angeli

    Un viaggio attraverso dodici capolavori delle Gallerie degli Uffizi, tra umano e divino

    Nella luce degli Angeli
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    Introduzione

    Gli angeli sono fra i soggetti più frequentemente rappresentati dalle arti di ogni tempo, e proprio per questo i più familiari nell’immaginario collettivo. Essi accompagnano la nostra vita sin dall’infanzia, popolando il mondo delle favole e dei detti tradizionali, ma la loro traiettoria ha costantemente incrociato la letteratura, la musica e, in epoca contemporanea la cinematografia: chi non ricorda Clarence, l’angelo che proprio alla vigilia di Natale salva dal suicidio il protagonista di La vita è meravigliosa (It’s a wonderful life) di Frank Capra? La loro potenza visiva è tale che persino i manga giapponesi se ne sono appropriati, creando curiosi personaggi di fantasia a metà tra la tradizione cristiana e il mondo degli extraterrestri.

    Per spiegare l’interesse a tutt’oggi vivace intorno a queste creature, tanto affascinanti quanto misteriose, occorre andare molto indietro nel tempo. Il culto degli angeli ha infatti origini antichissime, e affonda le radici nelle culture medio-orientali, da quella babilonese a quella egiziana che iniziarono a parlare di angeli diversi secoli prima di confluire nel pensiero ebraico. Nell’Antico Testamento, essi erano identificati con la parola mal’ak cioè messaggero, un termine in seguito utilizzato anche nel Corano, il testo sacro rivelato a Maometto proprio dall’arcangelo Gabriele, inviato da Dio. Tradotta nel greco anghelos, che connota Hermes, il messaggero degli dei, la parola transita nel cristianesimo e fonda l’uso che ancora oggi ne facciamo in quasi ogni lingua.

    E proprio in quanto messaggeri di Dio gli angeli popolano l’Antico Testamento, appaiono nel libro del Genesi a sancire la cacciata di Adamo ed Eva dal Giardino dell’Eden, corrono a fermare Abramo un attimo prima di vibrare il colpo mortale su suo figlio Isacco, o rivestono il ruolo di spirito guida: è il caso del giovane Tobiolo, scortato amorevolmente dall’angelo Raffaele nel lungo viaggio intrapreso per recuperare i crediti del vecchio padre. Anche nei Vangeli il compito di queste creature eteree, né umane né divine, è quello di connettere terra e cielo, accompagnando la vita di Gesù e della sua famiglia. Un angelo annuncia a Maria la sua gravidanza, un’accolta di angeli intona inni di lode nella notte di Natale e all’arrivo dei Magi e, più tardi, gli stessi accudiscono Gesù dopo le tentazioni subite nel corso del suo eremitaggio nel deserto della Giudea, attendono Maria di Magdala sul sepolcro ormai vuoto per annunciare la Resurrezione, circondano la Vergine nel suo passaggio verso il cielo. Sono gli angeli, infine, i ministri del giorno del Giudizio, descritto nell’Apocalisse di San Giovanni. Da questa miriade di occorrenze nascono le riflessioni dei primi teologi cristiani sulla natura e il compito delle creature angeliche e la codificazione degli ordini che lo Pseudo-Dionigi Aeropagita riunì in nove gerarchie, dai serafini e i cherubini, i più vicini a Dio e letteralmente infiammati del suo amore, fino agli arcangeli e gli angeli, custodi del tempo e responsabili del destino dell’uomo. Ma al di là della voce dei padri della Chiesa l’affezione nutrita dalle tradizioni popolari per alcuni angeli come Michele, il guerriero che sconfigge il demonio, determina presto l’esigenza di raffigurare le loro fattezze e di renderli riconoscibili attraverso il loro elemento più distintivo ed evocato dalle scritture: le ali piumate. Un attributo che aveva connotato anche tante divinità pagane, ma che si prestava bene a spiegare ai fedeli l’essenza di queste creature intermedie, puri spiriti provenienti dal cielo ma al tempo stesso profondamente partecipi del destino dell’uomo sulla terra. A questo specifico attributo, il cui colore varia per distinguere l’appartenenza alla schiera dei serafini, dalle ali rosse, o dei cherubini, dalle ali blu, si sommano dettagli di abbigliamento come le lunghe vesti preziose, i dettagli del volto delicatissimi e quasi femminei, e gli strumenti musicali relativi al loro ruolo di cantori del divino. Il percorso che si apre in questa Ipervisione invita il visitatore a guardare opere celeberrime, o anche meno note, da questo speciale punto di vista. In ognuna di esse potrà scoprire le varianti e le scelte iconografiche nella rappresentazione degli angeli, a partire da quelli che affiancano il trono di Maria nella grandiosa Maestà di Giotto, passando dal delicatissimo e biondo giovane che si avvicina quasi spaurito a Maria nell’Annunciazione di Simone Martini, per approdare, dopo i paradisi incantati del Beato Angelico, alle interpretazioni dei manieristi, da Rosso a Parmigianino, e dei maggiori pittori del Seicento fiorentino. Ogni opera rivela l’universo simbolico cui l’artista ha di volta in volta attinto per dare corpo a questi incantevoli messaggeri. Un viaggio nell’arte italiana ed europea che lega le epoche e ci invita a ritornare al senso più profondo del nostro essere umani.

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    Giotto

    Madonna col Bambino in trono, angeli e santi (Maestà di Ognissanti)

    1310 – 1311 ca.

    Tempera su tavola, 325 x 204 cm

    Gallerie degli Uffizi, Galleria delle Statue e delle Pitture, Sala 2

    Inv. 1890 n. 8344

     

    Giotto viveva in una civiltà fatta a piramide [...], costruita architettonicamente, in cui ciascun individuo era una pietra, e tutti collegati formavano una società monumentale. Noi invece viviamo in anarchico abbandono; noi artisti innamorati dell'ordine e della simmetria, siamo isolati.

     

    Vincent Van Gogh, Lettres de Vincent Van Gogh à Émile Bernard.

     

    Il pittore olandese sembra scrivere mentre guarda quest'opera sperimentando il contrasto con i suoi tormentati sentimenti. «Arecò l'arte naturale e la gentilezza con essa, non uscendo dalle misure»: molti anni prima Ghiberti aveva colto la stessa essenza, ma, oltre al rigore nella costruzione dello spazio, egli nota soprattutto la capacità di dare alle figure consistenza fisica ed umana.

    La Maestà è introdotta da quattro angeli disposti ai lati del trono. Uno ha in mano una corona, attributo regale, mentre l’altro regge una pisside, oppure un cofanetto di mirra: entrambi gli oggetti alluderebbero alla natura umana di Cristo e dunque al suo futuro sacrificio.

    Madonna col Bambino in trono, angeli e santi (Maestà di Ognissanti)
    Architettura | Gli Uffizi
    Scheda opera
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    Giotto

    Gli angeli inginocchiati hanno ali di colori differenti - rosso e blu - che rivelano forse una duplice natura di Serafini e Cherubini.  Questi offrono a Maria vasi pieni di fiori: i gigli e le rose bianche evocano purezza, mentre le rose rosse sono un richiamo alla Carità e più esattamente una nuova prefigurazione del martirio di Cristo. Conviene poi ricordare come uno degli appellativi della Madonna fosse “rosa senza spine”: pare infatti che nel paradiso terrestre ne crescesse priva e fu per questo assimilata a Maria Immacolata, nata senza ombra di peccato.

    Madonna col Bambino in trono, angeli e santi (Maestà di Ognissanti)
    Architettura | Gli Uffizi
    Scheda opera
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    Simone Martini

    Annunciazione e i Santi Ansano e Massima

    1333

    Tempera su tavola, 184 x 210 cm

    Gallerie degli Uffizi, Galleria delle Statue e delle Pitture, Sala 3

    Inv. 1890 n. 452

     

    Un attimo

    di universa compresenza,

    di totale evidenza-

    entrano le cose

    nel pensiero che le pensa, entrano

    nel nome che le nomina,

    sfolgora la miracolosa coincidenza.

    In quell’attimo

    - oro e lapislazzulo -

    aiutami, Maria, t’inciderò

    per la tua gloria,

    per la gloria del cielo. Così sia.

     

    Mario Luzi, Viaggio terrestre e celeste di Simone Martini.

     

    Quell'attimo sospeso aspettando la risposta di Maria, nel quale l'Eterno si affaccia nel tempo. Avvolta da angeli Serafini, la colomba dello Spirito Santo di Dio scende in picchiata; è il Logos, il verbo dell’Evangelista Giovanni, che diventa carne, oppure, seguendo il ritmo inverso della poesia di Luzi, «entrano le cose nel pensiero che le pensa». Simone interpreta il concetto ponendo al centro la frase pronunciata dall'angelo, con i caratteri scritti in pastiglia, a rilievo sul fondo oro della tavola.

    Annunciazione e i santi Ansano e Massima
    Architettura | Gli Uffizi
    Scheda opera
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    Simone Martini

    Sospeso in un attimo è anche l'Arcangelo Gabriele. Ha appena terminato il suo volo, le ali di piume di pavone sono ancora spiegate ed il manto è increspato da un ultimo moto di vento.

    Con una mano indica la colomba, mentre con l’altra regge un ramo d'ulivo, un messaggio di pace a mitigare l'inquietudine di Maria.

    Poco oltre, sul limite tra cielo e terra, tra pensiero e cose, i gigli richiamano la purezza della Vergine, l'universa compresenza di umano e divino che avviene in lei.

    L'Eterno entra dunque nella storia: per questo i fiorentini misuravano gli anni ab incarnatione e consideravano il 25 marzo, festa dell'Annunciazione, il primo giorno del nuovo anno.

    Annunciazione e i santi Ansano e Massima
    Architettura | Gli Uffizi
    Scheda opera
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    Beato Angelico

    Incoronazione della Vergine

    1431-1435

    Tempera su tavola, 112 x 114 cm

    Gallerie degli Uffizi, Galleria delle Statue e delle Pitture, Sala 7

    Inv. 1890 n. 1612

     

    Rivestitemi delle vostre meravigliose tuniche,

    Sì ricche e d’un sì fine tessuto,

    Trascinatemi danzando nel vostro girotondo!

     

    Simone da Cascina, Colloquio spirituale, 1380 circa

     

    Circa quaranta angeli si raccolgono intorno a Maria e Gesù per celebrare un rito nel quale lo spettatore percepisce immediatamente l’atmosfera di pura beatitudine. Tradizionalmente le scene di questo tipo furono infatti denominate “Paradiso” fino a tutto il Cinquecento. Gesù siede al centro, di fronte alla madre, e appone un’ultima, preziosissima gemma alla sua corona. L’intensità emotiva di quest’atto è tale da incantare tutta l’assemblea di angeli e santi, fra i quali spicca in evidenza il manto azzurro di Sant’Egidio, titolare della chiesa per la quale la tavola fu eseguita. Gli angeli invece formano tutti insieme il punto di contatto tra il mondo umano e mondo divino, suddivisi secondo il compito a loro affidato.

    Una nuvola di testine alate sostiene i due protagonisti e il loro colore, blu come il manto della Vergine, ci dice che sono cherubini, gli angeli per definizione posti “oltre il trono di Dio”, cioè i più vicini a lui dopo i serafini, infiammati dell’amore del Signore e perciò di colore rosso.

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    Beato Angelico

    Intorno al gruppo centrale sei angeli dagli abiti di vari colori danzano accompagnati da altri trenta che cantano e suonano strumenti a fiato e a corda. Nella parte inferiore, due angeli suonano rispettivamente un organo portativo e una ribeca (strumento ad arco simile alla viola), mentre altri due spargono incensi preziosi. Essi assolvono una delle principali funzioni che già la mistica ebraica assegnava loro, ovvero cantare e danzare per celebrare le lodi del Signore.

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    Filippo Lippi

    Incoronazione della Vergine

    1439 - 1447

    Tempera su tavola, 204 cm x 291,5 cm

    Gallerie degli Uffizi, Galleria delle Statue e delle Pitture, Sala 8

    Inv. 1890 n. 8352

     

    L'un fu tutto serafico in ardore;

    l'altro per sapïenza in terra fue

    di cherubica luce uno splendore.

     

    Dante Alighieri, Divina Commedia, Paradiso, Canto XI

     

    Il sommo poeta descrive in questa terzina i due più importanti santi del suo tempo, Francesco e Domenico, ricorrendo al paragone con due sfere di angeli. A descrivere la configurazione delle Gerarchie Angeliche, che conobbe un’ampia diffusione nel corso del Medioevo e lo stesso Dante accolse nella sua Commedia, fu nel V secolo lo Pseudo-Dionigi l'Areopagita nel suo De coelesti Hierarchia, dove parla di tre gerarchie celesti caratterizzate a loro volta da tre sfere di angeli. Serafini e Cherubini sono appunto gli angeli più vicini a Dio Padre: i primi, caratterizzati da ali di colore rosso, come il santo di Assisi ardono di Carità, i secondi, raffigurati con ali blu, incarnano la Sapienza di Dio e sono custodi degli attributi divini tra gli uomini.

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    Filippo Lippi

    Cherubini e Serafini sono gli angeli più rappresentati nell’arte di ogni tempo ed è possibile riconoscerli anche tra le serrate file di fanciulli alati che caratterizzano l’opera di Filippo Lippi. La loro presenza nella grande tavola personifica ed amplifica l’incontro tra divino ed umano che avviene al centro, dove su di un trono monumentale Dio Padre incorona Maria. Il loro gesto di levare in alto i gigli richiama il momento stesso dell’incarnazione divina, rappresentato in alto nell’Annunciazione, ed esalta la purezza della donna, il suo essere senza peccato, creatura anch’essa divina ed umana.

    Anche il pittore partecipa di questa lode a Maria: si rappresenta vestito da frate, dietro Sant’Ambrogio, mentre sta guardando pensoso verso lo spettatore.

  • 10/25
    Andrea del Castagno

    Madonna in trono col Bambino, i Santi Giovanni Battista e Girolamo, angeli e due fanciulli della famiglia Pazzi

    1445-48

    Affresco staccato, 290 x 212 cm

    Gallerie degli Uffizi, Galleria delle Statue e delle PItture, Collezione Contini Bonacossi, Sala di Andrea del Castagno

    Inv. Contini Bonacossi n.2

     

    La scena si sviluppa su un unico piano, intorno alla pedana marmorea su cui si erge la Madonna con il Bambino Gesù benedicente. Accanto a lei si stagliano le solide figure dei Santi Giovanni Battista e Girolamo, mentre poco più indietro due angeli, appoggiati ai braccioli del trono, contemplano Maria con sguardo assorto. Ai lati estremi appaiono due figure realmente esistite, i gemelli Renato e Oretta, figli di Piero d’Andrea Pazzi, committente dell’opera, portando in dono un vaso ed una ghirlanda di fiori. Il piccolo Renato esibisce al collo l’impresa con la vela gonfiata dal vento, concessa alla sua famiglia dal re Renato d’Angiò.

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    Andrea del Castagno

    In alto, ai due lati del grande disco - oggi vuoto ed in origine contenente forse un Padre Eterno o lo stemma di famiglia - scendono in picchiata due grandi angeli in uno scorcio audace, mentre sostengono i lembi di un drappo d’onore decorato ad arabeschi, secondo un gusto che il pittore aveva studiato nel suo soggiorno veneziano. Il loro volo ed il sontuoso panno dispiegato fino a terra segnano i confini tra uno spazio che è sacro, nel senso etimologico di “separato”, ed un altrove indefinito, solo accennato nella lontananza blu oltremare del cielo.

  • 12/25
    Sandro Botticelli

    Madonna col Bambino e angeli (Madonna del Magnificat)

    1483 ca.

    Tempera su tavola, 118 cm

    Gallerie degli Uffizi, Galleria delle Statue e delle Pitture, Sala 10-14 di Botticelli

    Inv. 1890 n. 1609

     

    Sono ben cinque gli angeli dipinti dal Botticelli in questa raffinatissima composizione: due, ai lati del tondo, sono in procinto di posare sulla testa della Vergine Maria la corona e un impalpabile velo; altri due, in primo piano, siedono accanto alla Madonna e la aiutano nella scrittura del cantico, uno sorreggendole il libro, l’altro porgendole il calamaio per intingere il pennino. Il terzo angelo, in piedi, cinge in un abbraccio gli altri due.

    Madonna col Bambino e angeli (Madonna del Magnificat)
    Architettura | Gli Uffizi
    Scheda opera
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    Sandro Botticelli

    Sono cinque giovani di fattezze bellissime, senza ali; vestono abiti preziosamente tessuti e riccamente ornati, hanno capigliature acconciate secondo la moda di fine Quattrocento. Angeli con sembianze di giovani della Firenze aristocratica che Sandro frequentava, e che concorrono a costruire, con il loro ritratto, quell’ideale di bellezza sofisticata che ha reso Botticelli celebre e ancor oggi tanto ammirato dai visitatori di tutto il mondo.

    Madonna col Bambino e angeli (Madonna del Magnificat)
    Architettura | Gli Uffizi
    Scheda opera
  • 14/25
    Andrea del Verrocchio e Leonardo da Vinci

    Battesimo di Cristo

    1475 ca.

    Tempera e olio su tavola, 177 x 151 cm

    Gallerie degli Uffizi, Galleria delle Statue e delle Pitture, Sala 35

    Inv. 1890 n. 8358

     

    Due angeli assistono inginocchiati alla scena del Battesimo di Cristo. Fra i vari discepoli che collaborano all’esecuzione dell’opera nella bottega del maestro Verrocchio, le fonti danno particolare evidenza al giovane Leonardo da Vinci, che dà una straordinaria quanto precoce prova del suo talento nell’angelo di sinistra.

    Battesimo di Cristo
    Architettura | Gli Uffizi
    Scheda opera
  • 15/25
    Andrea del Verrocchio e Leonardo da Vinci

    La figura è resa nella sua essenza palpitante grazie alla costruzione da più punti di vista e al raffinato uso della tecnica dello sfumato. Vestito di un manto azzurro che si anima in un gioco straordinario di pieghe, ma delinea al tempo stesso l’anatomia del suo corpo adolescente, l’angelo volge il capo a destra, contemplando in Cristo il futuro Salvatore mentre sorregge la sua veste. Nel suo volto dall’incarnato eccezionalmente morbido e luminoso e nei biondi capelli, soffici e vaporosi, appena mossi da un sottile alito di vento, Leonardo anticipa davvero quei “moti dell’animo” che avrebbero caratterizzato così profondamente la sua produzione e segnato tanti pittori dopo di lui. Questa è davvero una creatura che incarna la dimensione spirituale e divina, in antitesi a quella terrena, rappresentata dall’angelo di destra: un altro dolcissimo fanciullo, che guarda con amore fraterno all’amico lì accanto.

    Battesimo di Cristo
    Architettura | Gli Uffizi
    Scheda opera
  • 16/25
    Rosso Fiorentino

    Angelo musicante

    1521

    Olio su tavola, 39 x 47 cm

    Gallerie degli Uffizi, Galleria delle Statue e delle Pitture, Sala 60

    Inv. 1890 n. 1505

     

    La piccola tavola è stata a lungo ritenuta un'opera a sé stante e solo di recente un intervento di restauro ha consentito di scoprire che si tratta del frammento di una pala d'altare perduta, il cui aspetto originale è tramandato da una Sacra Conversazione di Francesco Vanni (1600 circa), conservata nella chiesa di Sant’Agata ad Asciano. Secondo una tradizione ampiamente diffusa nel Cinquecento italiano, l'angiolino era seduto ai piedi di un trono occupato dalla Madonna con il Bambino tra le braccia.

    Angelo musicante
    Architettura | Gli Uffizi
    Scheda opera
  • 17/25
    Rosso Fiorentino

    Il fanciullo è catturato nell’atto di arpeggiare un liuto che appare smisurato rispetto alle sue dimensioni minute: l’orecchio è accostato alla cassa di risonanza per cogliere il suono migliore, lo sguardo è concentrato sulla mano sinistra, mentre la destra pizzica le corde. L’intreccio flessuoso delle ciocche ramate di capelli e l’alto livello di lirismo nella reinterpretazione moderna e poetica di un tema tradizionale, rendono quest’opera una delle icone del Cinquecento fiorentino.

    Angelo musicante
    Architettura | Gli Uffizi
    Scheda opera
  • 18/25
    Parmigianino

    Madonna col Bambino, angeli e un profeta (Madonna dal collo lungo)

    1534 - 1540

    Olio su tavola, 132,5 x 216,5 cm

    Gallerie degli Uffizi, Galleria delle Statue e delle Pitture, Sala 74

    Inv. Palatina n. 230

     

    Molteplici e complessi sono i significati simbolici di questa straordinaria opera, manifesto assoluto del manierismo italiano, ma lasciata incompiuta dal Parmigianino, il che ne rende ancora più difficile una interpretazione unica e definitiva.

    Alla sinistra di Maria, si accalcano per vedere il Bambino raffinatissime figure efebiche. Quante sono queste bionde creature angeliche? Occorre guardare con grande attenzione per rendersi conto che sono ben sei: una testina, anch’essa non finita dal pittore, si nasconde infatti sotto il braccio destro di Maria.

  • 19/25
    Parmigianino

    In primissimo piano è l’angelo a figura intera, con un’ala grigia protesa verso l’alto, precisa citazione, nella posa della lunghissima gamba, nuda e affusolata, del San Giovanni Battista nella Madonna di San Giorgio del Correggio. Una possibile chiave interpretativa del dipinto è offerta proprio dalla particolare iconografia di questa figura. L’angelo porge infatti alla Vergine un vaso illuminato da bagliori. Fra questi, si intravede un crocifisso dorato: è un riferimento all’Immacolata Concezione di Maria (e all’ordine dei Padri Serviti, titolari della chiesa per la quale il dipinto fu commissionato). La Vergine Maria sorride dunque, perché già al momento della Concezione prefigura la Passione, morte, ma anche Resurrezione di Cristo, già nel suo ventre (Vas Mariae) e ora Bambino fra le sue braccia.

  • 20/25
    Giovanni Bilivert

    L'Arcangelo Raffaele rifiuta i doni di Tobia

    1612

    Olio su tela, 175 x 146 cm

    Gallerie degli Uffizi, Palazzo Pitti, Galleria Palatina, Sala dell’Iliade

    Inv. 1912 n. 202

     

    Il dipinto raffigura l’episodio finale del Libro di Tobia, nel quale l’Arcangelo Raffaele rivela la sua essenza soprannaturale, rifiutando i doni di Tobia e del padre Tobi. L’arcangelo, sotto mentite spoglie, aveva accompagnato Tobia in un avventuroso viaggio, durante il quale lo aveva aiutato a catturare un grosso pesce, dal quale sarebbe poi stata estratta la medicina utile a curare la cecità di Tobi e la maledizione del demone Asmodeo discesa su Sara, la sposa di Tobia.

    Ad attirare l'osservatore e a coinvolgerlo in un cerchio ipnotico, è l'intreccio disegnato dal triangolo degli sguardi e da quello delle mani, che racchiudono in un unico momento la sintesi di sentimenti contrastanti. Con le mani Tobia si aggrappa ed offre grato i suoi doni più preziosi, con gli occhi invece assiste incredulo alla rivelazione di Raffaele, che manifesta la sua vera natura, mentre il vecchio padre sembra attardarsi a cercare conferme nel suo volto. Il dialogo è amplificato dalla cura meticolosa nella rappresentazione del dettaglio e, sullo sfondo, dal colloquio tra Sara ed Anna, l'anziana madre.

  • 21/25
    Giovanni Bilivert

    Anche nella fastosa cornice barocca del dipinto sono raffigurati degli angeli. Nel corso del Seicento infatti conobbero una significativa diffusione in ambito mediceo cornici definite “a soggetto”, caratterizzate dalla presenza di elementi iconografici che rimandano chiaramente a quanto rappresentato nel dipinto da loro ospitato.

  • 22/25
    Botticini Francesco

    Tobiolo e i tre Arcangeli

    1467 ca.

    Tempera su tavola, 134 x 153 cm

    Gallerie degli Uffizi, Galleria delle Statue e delle Pitture, Sala 15

    Inv. 1890 n. 8359

     

    Se Bilivert sceglie di dipingere una scena relativamente inconsueta, ossia il momento in cui Raffaele rifiuta i doni offerti, Botticini rappresenta Tobia accompagnato dall’angelo e dal pesce miracoloso. Questa iconografia fin dal Quattrocento aveva conosciuto un’ampia diffusione ed era divenuta la raffigurazione per eccellenza della devozione popolare riservata alla figura dell’Angelo Custode. A Firenze quest’ultima aveva dato origine alla Compagnia dell’Arcangelo Raffaello, che dal 1455 ebbe una cappella in S. Spirito, per la quale fu eseguito proprio il dipinto di Botticini.

    Raffaele dunque è l’angelo che custodisce, colui che tiene per mano e cura le ferite, come sembra indicare il vaso dei medicamenti che mostra. A fianco dei due protagonisti, il pittore raffigura anche gli altri arcangeli citati nelle Scritture, Michele e Gabriele, anch’essi caratterizzati da splendide ali, elemento iconografico mutuato dalla Vittoria alata del mondo classico.

  • 23/25
    Francesco Botticini

    Michele, gran principe delle schiere celesti che combatte Satana e allontana gli Angeli Ribelli, indossa una luccicante armatura da guerriero e leva alta la spada della vittoria. In questo caso tiene in mano anche una sfera, mentre altrove regge la bilancia con cui pesa le anime prima del Giudizio.

    Gabriele, infine, è l’angelo messaggero per eccellenza e viene raffigurato mentre porta con sé il giglio che donò a Maria nell’Annunciazione.

  • 24/25
    Giovanni da San Giovanni

    Cristo servito dagli angeli

    Intorno al 1625/1630

    Olio su rame, 35 x 42.5 cm

    Gallerie degli Uffizi, Palazzo Pitti, Galleria Palatina, Sala delle Allegorie

    Inv. 1890 n. 1529

     

    L'episodio è tratto dai Vangeli di Matteo (4,11) e Marco (1, 13): Gesù, uscito vittorioso dallo scontro con le tentazioni sataniche affrontato nel deserto, riceve il conforto affettuoso di una schiera di angeli.

    Ne contiamo ben sette e il numero non è del tutto casuale: se nella Bibbia compaiono infatti solo i nomi di tre angeli (Michele, Gabriele e Raffaele), il Libro di Enoch, testo apocrifo del I secolo a.C., nomina anche Uriele, Barachiele, Geudiele e Sealtiele. La Chiesa delle origini affrontò diversi problemi legati al culto degli angeli, spesso associati a pratiche di idolatria, e nell’VIII secolo arrivò a proibire la venerazione di angeli differenti rispetto ai tre ricordati dalla Bibbia. Nonostante questo alcune manifestazioni eterodosse continuarono a sopravvivere nella devozione popolare e nell’arte sacra.

  • 25/25
    Giovanni da San Giovanni

    La piccola tavola di Giovanni da San Giovanni è probabilmente aliena da complesse implicazioni iconografiche, ma la sua originaria collocazione negli appartamenti privati della famiglia granducale ne fa un oggetto di devozione personale e potrebbe così giustificare, fuori dalle pratiche canonizzate, la presenza dei sette Arcangeli nella loro funzione di sostegno e conforto.

Nella luce degli Angeli

Un viaggio attraverso dodici capolavori delle Gallerie degli Uffizi, tra umano e divino

Credits

Coordinamento scientifico: Anna Bisceglia

Testi: Andrea Biotti, Anna Bisceglia, Noemi Gaglio, Francesca Sborgi

Traduzioni: Eurotrad Snc.

Editing a cura del Dipartimento di Strategie Digitali delle Gallerie degli Uffizi

Nota: ogni immagine della mostra virtuale può essere ingrandita per una visione più dettagliata.

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